Meglio non lasciarsi disorientare nella scelta del cibo
Mia madre mi dice che con tutti questi scandali nel mangiare
non sa più cosa comprare. Ai suoi tempi non ci pensava neppure ad aver paura
del cibo, semmai il problema era averne abbastanza per tirare avanti,
soprattutto durante la guerra. “Ora – mi dice – in guerra ci siamo tutti i
giorni, ma con la pancia piena: fra pasta fatta col grano ammuffito, olio che
viene da chissà dove e diventa italiano, salsa altrettanto, latte che fa il
giro d’Europa, una persona come me che ha passato la vita fra i fornelli e
credeva di saperne di mangiare, non sa più da che parte girarsi: come si fa?”
Bella domanda.
In effetti, siamo bombardati da brutte notizie sul
cibo, anche se non possiamo ignorare che fa certo più clamore uno scandalo rispetto
al lavoro di tante aziende serie. Solo che orientarsi diventa sempre più
difficile e fermandosi un attimo a riflettere, viene da pensare che in tutto
questo caos qualcuno ci sguazzi. Considerando che il disorientamento sia una
condizione favorevole per indirizzare le scelte dei consumatori, ecco che forse
ci saremmo dati una prima risposta. Disorientare significa smantellare tutte
quelle convinzioni radicate che ciascuno portava con sé da sempre. Tutto ciò
crea una condizione di incertezza che di fronte agli scaffali del supermercato
può diventare decisiva per indirizzare le scelte. Un consumatore disorientato,
però, può sempre provare a ritrovare la bussola. E non è così difficile, basta
farsi un giretto in campagna, dare un’occhiata agli orti, osservare i campi,
gli alberi da frutto, i piccoli allevamenti: quello è il mondo reale, dove le
piante hanno il loro tempo e dove le vacche fanno solo quel tanto latte. Poi
basta. Oppure visitare una piccola azienda alimentare che lavora seriamente
tutti i giorni. Questo non solo rincuora, ma ripristina anche l’orientamento.
Commenti
Posta un commento