È possibile confettare un granello di zucchero?
La domanda è puramente
retorica poiché la risposta sta nella foto: si, è possibile, ma un lavoro del
genere se non unico è quantomeno raro.
Non è certo la
sola cosa che mi meraviglia fra le tante che escono dal laboratorio di
Romanengo, storica confettiera genovese con oltre 230 anni di attività. Eppure
quei granelli di zucchero confettati mi fanno quasi rabbia. Perché penso che un
lavoro del genere oggi sia a dir poco anacronistico: ma chi glielo fa fare d’imbarcarsi
ancora in un impresa del genere? E come fanno a spiegare ai clienti che ogni
singolo granello di zucchero viene confettato solo ed esclusivamente per
decorare i canestrelletti quaresimali? Oggi apparivo strano perfino a me
stesso: ho rimosso da uno di quei dolcetti di marzapane alcuni granelli
confettati e li ho messi su una superficie nera osservandoli a lungo. Un
atteggiamento da squilibrato, probabilmente, ma qualcosa che sentivo di dover
fare per trovare una spiegazione a un lavoro più che certosino. Ho fissato a
lungo quei granelli trasparenti alla ricerca di un “perché” capace di confortarmi. Dico sempre che il cibo parla, se si sa ascoltarlo, ma in questo caso il
messaggio era prigioniero della canditura, chiuso in quella camicia dolce e
trasparente che lo protegge e lo custodisce. Poi però ho capito, o forse ho
solo creduto di capire il senso di quel lavoro, di quel procedimento
lungo e complesso che porta ad ottenere tanti minuscoli capolavori capaci di
decorare e arricchire solo un tipo di quaresimali, non gli altri, solo quelli. Ho
capito che così si faceva 230 anni fa e si continua a fare anche oggi, senza
cambiare nulla, perché in Quaresima si gusta la pasta di mandorla che non contiene grassi
animali, nel rispetto del periodo di magro. E in questi
giorni che precedono la Pasqua – solo adesso! – sui canestrelletti si mette lo zucchero confettato, perché i quaresimali sono richiesti tutto l'anno, ma in Quaresima si arricchiscono di quelle sferette trasparenti.
Follia? Maniacalità? Ricerca della perfezione? Forse semplicemente tradizione che guida il lavoro
attraverso le stagioni, le festività e le ricorrenze, poiché queste specialità nascono
come delizie della festa e col tempo ne diventano autentici simboli.
I miei granelli
di zucchero confettato sono ancora di là, poggiati sul contenitore nero su cui li ho fotografati. Non li butterò di certo, anzi, li conserverò in un barattolo per ricordare a me stesso che alcune tradizioni resistono al tempo. I secoli non le cancellano, né le superano; potranno anche
sembrarci anacronistiche, ma in realtà stanno lì a ricordarci che un bel lavoro rimane tale, e quando si ricerca la perfezione, qualunque sia il proprio mestiere, si otterrà sempre un risultato memorabile.
Genova, 11 marzo
2014
Sergio Rossi
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