Per
far minestra di maccaroni detti gnocchi
Una ricerca su menù rinascimentali mi ha
portato a questa ricetta di Bartolomeo Scappi (1570). Si tratta di semplici
gnocchi fatti con farina di frumento, pan grattato, uova e brodo. All’apparenza
nulla di strano, certo, ma posso garantire che il risultato finale è davvero
interessante, soprattutto se si presta un poco di attenzione in alcuni passaggi
della preparazione.
Innanzitutto, sarebbe bene – se possibile –
avere a disposizione del buon brodo anche se Scappi offre l’alternativa
dell’acqua. Attenzione che entrambi devono comunque essere bollenti, per far sì
che il prodotto finale risulti più morbido. Mescolati farina e pan grattato, si
aggiungono le uova un po’ sbattute e l’acqua bollente. Si impasta con l’aiuto
di un cucchiaio e via via si incorpora la farina e il pangrattato disposti a
fontana. Non ci vuol molto a impastarli, anche se poi vanno lavorati un pochino
per conferire una consistenza omogenea alla pasta. Una volta pronto, l’impasto
si può lasciar riposare. Se ne fanno poi tanti cannelletti grandi come un dito
e si tagliano a pezzetti. Scappi consiglia di dividere in piccoli pezzi di
pasta che poi si passeranno sopra una grattugia. In effetti è più veloce e
agevole fare i cannelli e poi tagliarli, ma ognuno faccia come gli comoda. Noi
li abbiamo poi passati sul taglierino rigato, premendoli sulla superficie al
fine di ottenere dei piccoli trucioli di pasta piuttosto sottili. È un lavoro
non proprio velocissimo ma certamente non difficile. In alternativa, si possono
arrotolare sui rebbi di una forchetta o direttamente sulla spianatoia, in
questo caso senza imprimere alcuna rigatura alla pasta. Attenzione che la
cottura richiede circa quindici minuti e comunque è sempre bene controllare con
l’assaggio. Noi li abbiamo conditi con la salsa di pomodoro e un po’ di
parmigiano, tuttavia sono ottimi anche col pesto, o col pesto al tartufo,
prodotto appena ideato e testato dalla famiglia Savini di Palaia, tartufai da
tre generazioni e produttori di trasformati a base di tartufo.
Mi piace poi sottolineare la versatilità di
questa pasta che si presta anche a diverse varianti. Intendo dire che se, per
esempio, si volessero aggiungere un pugno di ortiche giovani, pulite, lavate,
lessate e strizzate, si otterrebbero dei bei gnocchetti verdi. Altrettanto si
potrebbe fare con delle erbe aromatiche, per conferire un aroma diverso alla
pasta. Insomma, ognuno può personalizzare la ricetta secondo il proprio gusto.
E pensare che l’originale a più di quattrocento anni!
Noi li abbiamo fatti così:
350 grammi di farina di frumento (tipo 0 o 00
fa lo stesso)
160 grammi di pan grattato setacciato
2 rossi d’uovo
circa 280 ml di brodo bollente
Mescolare la farina e il pangrattato, formare
una fontana, aggiungere i rossi d’uovo e sbatterli leggermente con la
forchetta. Unire il brodo bollente e via via incorporare pangrattato e farina
in modo da formare l’impasto, aiutandosi sempre con la forchetta. Proseguire
nella lavorazione della pasta fino a ottenere un composto omogeneo. Lasciar
riposare per alcuni minuti, formare dei piccoli cannelli, tagliarli a forma di
gnocchi e infine dar loro la classica forma a ricciolo.
Cuocere in acqua bollente, salata, per circa
15 minuti. Condire a piacere.
Per
far minestra di maccaroni detti gnocchi
Piglinosi
due libre di farina, e una libra di pan bianco grattato, passato per lo
foratoro, e impastisi con brodo grasso che bolla, over con acqua, giungendovi
quattro rossi d’uove sbattute nel mescolar la pasta, e quando tal pasta sarà
fatta di modo che non sia troppo soda, ne troppo liquida, ma sia riddotta nella
sua perfettione, piglisene quanto un noce, e spolvesizzisi da riverso della
grattacascio, e faccianosene li gnocchi, e non havendo grattacasio, faccianosi sopra una tavola,
tirando però li gnocchi con tre dita sottilmente, e pongasi men farina che si
può, accioche rimangano più teneri, e habbiasi avvertenza di non rimenare la
pasta, percioche verrebbe troppo liquida, e quando saranno fatti, lascinosi
alquanto riposare, e dapoi faccianosi cuocere in brodo grasso che bolla, o
nell’acqua in un vaso largo, e quando saranno cotti, accomomodinosi in piatti
di cascio, e provature non troppo salate, grattate, e zuccaro, e cannella, e
bocconcini di butiro fresco nel modo che si accomodano i maccaroni del Cap. 174.
E lascinosi anchor essi stufare tra un piatto e l’altro su le ceneri calde.
Bartolomeo Scappi, Opera – Venezia, 1570
gnocchetti conditi con pesto al tartufo di Savini |
Che meraviglia!! Li proverò sicuramente!
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